Mi dicono: tu riesci a scrivere, accompagni immagini e parole.
Il fatto è che questa volta non riesco a scrivere.
Non riesco proprio a trovare delle parole che siano all’altezza.
Tutte mi sembrano banali e insignificanti, da troppi giorni troppi fogli con troppe frasi, rincorse da frecce e asterischi, si ammucchiano sulla mia scrivania.
Quindi no: non riesco a scrivere.
Non riesco a trovarle quelle parole che descrivano al meglio i miei pensieri, quelli che mi giravano nella testa mentre guidavo alle 2 di notte per strade deserte mai percorse prima, immaginando come sarebbe stato vivere quello che stavo per vivere.
Non riesco proprio a descriverla quella sorta di gioia mista a paura e tensione.
Non riesco a scrivere, poi, di come ci sono riuscita.
Non ve le so spiegare come le risate e le chiacchiere si siano alternate così bene e con discrezione al silenzio e al rispetto. Per poi tornare ancora.
Non riesco a descrivere a parole la forza delle donne.
Quel loro (nostro) modo di isolarsi da tutto il resto e restare sole con il loro dolore nonostante il tempo attorno continui a passare.
Non riesco a descrivere la paura, la preoccupazione, la felicità di un uomo e di una donna.
Non riesco a dire quanto avrei voluto abbracciarli, stringerli, rassicurarli, alleggerirli.
Non riesco a descrivere com’è veder dare alla luce, veder nascere, veder respirare per la prima volta.
Non riesco a dire quanto io sia grata loro per avermi dato la possibilità di vivere un’esperienza così preziosa, forte e intensa. Indimenticabile. Che mi porterò dentro finché avrò memoria. Che mi ha arricchito tantissimo sia a livello umano che professionale.
Le parole si aggrovigliano con le emozioni e io le lascio li perché non riesco a tirarle fuori.
Ed ora che ci penso, anche quella notte diventata mattina dell’11 settembre, ho parlato pochissimo mentre nasceva Margherita.
Quella notte diventata mattina ho solo saputo fotografare.
Perché non avevo parole.
Benvenuta Margherita
It’s hard to think a heart can forget…